Dopo la conferenza stampa pre Empoli-Juventus, su Allegri piove acqua sporca da ogni parte. Meritato? Direi di sì, perché se tratti in quel modo (“stia zitto, non conosce bene l’italiano”) il tuo grande portiere molto professionale e fedele, che tra l’altro ti ha salvato da ben peggiori disastri parecchie volte, ti stai mettendo contro un giocatore e di conseguenza la squadra. E il tifoso moderato non può capire il senso di questa tua presa di posizione, non può condividere con te questa improvvisa battaglia perché pare (ed è) del tutto immotivata. Quindi “la gente” sta con Tek e contro Max, per una volta, quasi all’unanimità. Tanto che c’è imbarazzo persino tra i giornalisti, anche quelli notoriamente e storicamente benevoli con Allegri, perché un’uscita del genere è semplicemente indifendibile.
E allora ecco la vera battaglia da vincere e che stiamo vincendo: la caduta del velo davanti all’uomo Max, un allenatore osannato in maniera smodata e totalmente sbilanciata, assolto innumerevoli volte da colpevole conclamato, eretto a esempio di bravura non si sa bene perché, addirittura modello di personalità e stile per qualcuno che forse non fa che affogare in simili giudizi la propria mediocrità.
Per anni, specialmente queste ultime due stagioni, il dibattito sulla Juventus è stato estremizzato, polarizzato e personificato, come se fosse tutto solo una questione di Allegri o non Allegri, con un clima tossico da parte dei cosiddetti allegriani contro chi cercava di criticare e far notare difetti e problemi, prendendosi di rimando attacchi e insulti, oltre all’etichetta di antijuventinità.
Ma oggi, forse per la prima volta, questo fantasma di lesa maestà, che è sempre aleggiato su ogni discussione, sta scomparendo e lasciando il posto ad un’epifania insperata: anche gli irriducibili, anche gli insospettabili, devono ammettere e dichiarare, devono unirsi al coro predominante di disgusto e condanna per una simile gestione comunicativa e tecnica. Pur dopo anni nei quali Max è stato fatto passare come un abile comunicatore, uno stratega, un ottimo gestore, un mago, un professionista rispettoso esemplare ed eccellente.
Nulla di tutto questo, semmai il contrario, ed oggi è finalmente palese per tutti. Senza appello, senza discussioni, senza manipolazioni e polvere sotto il tappeto. Sperando non ci siano nuovi e spericolati dietrofront di incoerenza e ipocrisia, come ce ne sono stati in passato, giustificando fallimenti e peggioramenti continui.
Se c’è stato un vantaggio nella permanenza di Allegri alla Juventus alla fine della scorsa, fallimentare stagione, quello è stato la possibilità di arrivare a questo punto di verità, evitando un addio sull’onda del martirio o dell’esaltazione. Se sarà #ALLEGRIOUT sarà damnatio memoriae. Come è giusto che sia, come ha meritato che fosse, come è opportuno per il futuro della Juventus e dei suoi tifosi, oppressi da un abbassamento culturale avvilente e pericoloso.
La liberazione da Allegri doveva essere per sempre e senza rimpianti. Sarà proprio così, se sarà.